FITOTERAPIA

La fitoterapia consiste nella somministrazione di fitocomplessi i cui principi attivi vengono estratti mediante solvente appropriato. La pianta viene definita come un’entità biochimica unitaria e dinamica, costituita sì dal principio attivo, ma anche da tutto quell’insieme di sostanze con cui il principio attivo si trova associato. Viene definita dall’OMS come una entità farmacologica intelligente. Bellissimo, vero?

Le piante venivano usate fin dall’antichità per soccorrere e curare gli ammalati. Il più antico erbario medico fu compilato in Cina intorno al 3000 a.C. e le erbe medicinali più citate negli erbari sono: la bardana, la camomilla, la menta, l’ortica, la salvia, ma anche alberi e arbusti come ad esempio: biancospino, rosa canina, salice, tiglio. Oggi abbiamo a nostra disposizione, per fortuna, farmaci che risultano essere molte volte dei veri e propri “salva vita”, ma è davvero così necessario assumerne così tanti come spesso facciamo? Non sarebbe meglio, come la storia ci insegna, utilizzare alcuni rimedi naturali, che hanno anch’essi controindicazioni, ma che se usati nel modo corretto possono aiutarci in vari disturbi senza le complicanze che spesso i farmaci comuni hanno?

Riflessione personale, scusate se mi dilungo, siamo qui per scoprire alcune (ne esistono tantissime) tra le piante che possono essere utili per il nostro intestino!

Restringiamo il campo alle piante con azione spasmolitica per il colon irritabile e quelle per l’ipercloridria e l’ipocloridria, vi va?

Seguitemi in questo viaggio.

La più conosciuta e la più utilizzata è sicuramente lei: la Camomilla.

La Camomilla Matricaria è un antispasmodico da contatto, cioè a contatto con le mucose dell’intestino attenua gli spasmi e funge da rilassante.

Il suo principio attivo si chiama Apigenina e solitamente si assume sotto forma di Tintura Madre o di infuso.

Attenzione! Spesso alla camomilla si associa l’azione sedativa e quindi viene usata prima di dormire per l’insonnia, beh non è molto corretto, la camomilla ha un azione rilassante sulla mucosa, mentre è blanda la sua stessa azione sul sistema nervoso, anzi se lasciata troppo in infusione può risultare eccitante.

La seconda pianta che mi piace molto è la Melissa Officinalis. La melissa agisce principalmente sul sistema nervoso, ma si è visto che risulta essere un toccasana per i disturbi gastrointestinali, ossia per tutte le persone che somatizzano a livello gastrico. Viene anch’essa usata molto sotto forma di tintura madre, infuso o polvere.

Dopo esserci “bevuti” un infuso di camomilla e melissa, potremmo masticare i semini o assumere del finocchio. Il finocchio ha infatti un’azione carminativa (sgonfia) e digestiva. Risulta tuttavia utile anch’esso per gli spasmi intestinali e per quando ci si sente “appesantiti”.

Una pianta che agisce indirettamente sul colon irritabile, ma agendo sul sistema nervoso è il Tiglio. Il Macerato Glicerico di tiglio è un rimedio che mi piace molto, è usato anche nelle coliche dei neonati e un ottimo rilassante. Se avete una colite da stress, potete provare con qualche goccia di tiglio.

Allontaniamoci per un momento dal colon irritabile, per arrivare a scoprire quali rimedi possono essere utili in caso di Ipercloridria e Ipocloridria, sapete cosa sono?

Ipocloridria significa che lo stomaco produce pochi succhi gastrici, questo vuol dire che la digestione è difficile e lo svuotamento dello stomaco avviene molto lentamente, perchè i succhi gastrici servono anche alla digestione.

In questo caso possiamo assumere prima del pasto dell’Angelica o della Genziana, in ogni caso dei principi amari che stimolino la produzione di succhi gastrici, ed in quuesto modo stimolano anche l’appetito.

Dopo il pasto per aiutare lo svuotamento dello stomaco si può provare a masticare un pezzetto di zenzero o bere nuovamente una tisanna al finocchio.

Nel caso, invece, dell’ipercloridria, c’è un’eccessiva produzione di succhi gastrici (gastrite e bruciori gastrici). La causa è spesso lo stress, l’ansia oppure l’Helycobacter pylori. In questo caso l’azione dev’essere lenitiva e dolce sulla mucosa. Ottimo rimedio è il Gemmoderivato di Ficus Carica ossia del Fico. Il ficus carica è un rimedio usato tantissimo per lo stomaco, ma anche per l’intestino, è lenitivo sulle mucose e normalizza le secrezioni del succo gastrico. Abbiamo poi la Malva che è sempre lenitiva, ma attenzione va assunta lontano dai pasti sotto forma di infuso.

In alcuni soggetti risulta essere utile l’assunzione di Aloe vera, ma a mio parere l’aloe dedica un articolo a sé, quindi la approfondiremo più avanti.

Queste sono le “mie” piante preferite per i disturbi gastrici, ma ne esistono tantissime, quindi si può sempre valutare insieme la pianta migliore per la persona, come?

Effettuando una bella consulenza naturopatica! Se hai piacere di farla puoi contattarmi e possiamo parlarne meglio insieme.

Massaro Najla

LA DISBIOSI INTESTINALE

Abbiamo visto come il microbiota intestinale giochi un ruolo fondamentale nel mantenimento della nostra salute, più esso è vario e più stiamo bene. Al contrario, un microbiota poco stabile e con una scarsa varietà di specie batteriche, non ci permette di stare in uno stato di completo benessere. Sono soggetti ad un microbiota poco vario i neonati, perché devono ancora costruire la loro flora batterica, le persone che sono state sottoposte a numerosi cicli di antibiotici e altre medicine e chi è afflitto da malattie infiammatorie intestinali autoimmuni.

La disbiosi non è di per sé una patologia, ma facilita l’ instaurarsi di numerose malattie. I sintomi principali di una disbiosi sono:

  • gonfiore addominale
  • stitichezza o diarrea, o l’alternarsi delle due
  • cambiamenti del tono dell’umore
  • disturbi del sonno
  • cistiti e candidosi vaginale nelle donne

Esistono due classificazioni di disbiosi: la disbiosi fermentativa e la disbiosi putrefattiva

La prima è causata principalmente da un’alimentazione sbilanciata con un eccesso di zuccheri e carboidrati che fermentano nell’intestino causando gonfiore addominale. In questa tipologia di disbiosi, le fibre non vanno bene, perché aumentano la fermentazione, quindi i cereali integrali, le verdure a foglia verde, legumi, spinaci, castagne,mais ed agrumi ad esempio sono cibi da evitare, così come vanno ridotti i carboidrati semplici: pane, pizza, pasta, grissini.

Nella disbiosi putrefattiva, invece, c’è un eccesso di grassi e carne ed un apporto scarso di fibre.

Come distinguere le due disbiosi?

Nel caso di disbiosi fermentativa la persona avverte gonfiore soprattutto sul lato destro dell’addome, con flatulenza e feci non particolarmente odorose.

Nella disbiosi putrefattiva, invece, il gonfiore è sul lato sinistro dell’addome e le feci hanno un odore particolarmente forte, causato dall’ammoniaca che rilasciano i grassi e le proteine nel colon.

Come misurare la disbiosi?

Ad oggi esistono alcuni test per misurare l grado di disbiosi, vi parlo di quello che ho fatto io: Io ho effetuato il test con “Wellmicro.com”.

Wellmicro è un servizio offerto dal laboratorio di farmacia e biotecnologie di Bologna, che prevede lo studio completo del microbiota umano. Attraverso un campione di feci vi verrà analizzato il microbiota intestinale in modo completo ed approfondito.

E’ davvero molto semplice, basta andare sul sito e registrarsi effettuare il pagamento e riceverete a casa tutto il Kit per la raccolta delle feci. A quel punto vi basterà seguire le istruzioni e ri-inviare il campione che verrà ritirato direttamente dal vostro domicilio. E’ davvero organizzato molto bene e non dovrete assolutamente andare a Bologna, perché il risultato vi verrà inviato direttamente via e-mail!

Per quanto riguarda il trattamento dal punto di vista naturopatico della disbiosi intestinale, esiste un protocollo che va poi personalizzato in base alla persona e consiste in:

  • Pulizia Intestinale
  • Reimpianto
  • Riparazione mucosa

Ve ne parlerò in maniera più approfondita nella sezione: “Rimedi Naturali”!

Il diario alimentare

Che cos’è?

Il diario alimentare altro non è che un quaderno o un vero e proprio diario che si tiene per almeno un mese e nel quale si annotano tutti i pasti che si fanno, dalla mattina alla sera.

E’ un metodo un po’ “retrò”, ma a mio parere sempre valido ed economico per auto-osservarsi e notare se determinati alimenti possono darci fastidio. Esistono molti Test per le intolleranze, ma a mio parere il diario alimentare, se tenuto bene, resta sempre il più veritiero ed economico che esiste.

Quando l’ho fatto io, ho deciso di acquistare un quaderno e l’ho suddiviso in varie colonne e righe dove segnavo l’ora, il pasto che avevo effettuato ed eventualmente accanto i disturbi che da li a poco avevo avvertito. E’ un metodo molto noioso e impegnativo, spesso ci si scorda di segnare il pranzo o la cena, ma vi consiglio vivamente di provare a tenerlo seriamente per un mese.

A cosa serve?

Come dicevo prima serve a osservare se alcuni sintomi si presentano con frequenza dopo determinati cibi, che dunque potrebbero essere da noi poco tollerati. Ci aiuta quindi a rendere più consapevoli le nostre scelte alimentari.

Vietato dire: “lo scrivo dopo”, perché tanto dopo vi scordereste, fidatevi l’ho già fatto io questo errore, casomai potete segnarvi velocemente il pasto sul cellulare, sulle note ad esempio, e poi con calma il giorno dopo aggiornare sempre il diario.

Rileggendo il diario dopo un mese si riesce a notare se i disturbi sono avvenuti sempre dopo aver mangiato lo stesso cibo e quindi si può tentare di eliminarlo momentaneamente e vedere come risponde il nostro corpo.

Esistono anche dei diari alimentari già pronti su internet ed in commercio, sono molto carini e ben fatti e alcuni permettono di scrivere anche la quantità di acqua bevuta durante il giorno (personalmente l’acqua non l’ho segnata altrimenti diventa davvero impegnativo), ma se non avete voglia di spendere nessun soldo, un vecchio quaderno qualunque andrà più che bene.

Allora cosa dite? Proverete?

il diario alimentare

Che cos’è?

il diario alimentare altro non è che un quaderno o un vero e proprio diario che si tiene per almeno un mese e nel quale si annotano tutti i pasti che si fanno, da mattina a sera.

E’ un metodo un pò “retrò, ma a mio parere sempre valido ed economico per auto-osservarsi e notare se determinati alimenti possono darci fastidio.

Esistono molti test per le intolleranze, ma a mio parere il diario alimentare, se tenuto bene, resta sempre il più veritiero ed economico che esista.

Quando l’ho tenuto io, ho deciso di acquistare un quaderno e l’ho suddiviso in righe e colonne dove segnavo l’ora, il pasto che avevo effettuato ed eventualmente i disturbi che da li a poco avevo avvertito.

E’ sicuramente un metodo noioso e impegnativo, spesso ci si scorda di segnare il pranzo o la cena, ma vi consiglio di provare a farlo in modo serio, per un mese.

A cosa serve?

Come dicevo prima serve ad osservare se alcuni sintomi si presentano con frequenza dopo alcuni cibi, che dunque potrebbero essere da noi poco tollerati. Ci aiuta dunque a rendere più consapevoli le nostre scelte alimentari.

Vietato dire: “lo scrivo dopo!”, perché tanto dopo ve ne scorderete, fidatevi, l’ho già fatto io questo errore, casomai potete segnarvi velocemente il pasto nelle note del cellulare ad esempio, e poi con calma il giorno dopo aggiornate sempre il diario.

Rileggendo il diario dopo un mese si individuano i cibi eventualmente non tollerati e su può tentare di escluderli dalla dieta per un periodo limitato e vedere come va e come risponde il nostro corpo.

Cosa ne pensate? proverete a farlo?

Questione di…Fibre!

Abbiamo parlato di microbiota intestinale (se non hai ancora letto l’articolo, ti consiglio di farlo, lo trovi su “il nostro intestino”) e abbiamo visto come i batteri buoni siano ghiotti di fibre. Quindi dobbiamo ingurgitare più fibre possibili per far proliferare i batteri buoni? Assolutamente NO! Ora che questa cosa delle fibre è ormai di moda, cercano di rifirartele ovunque, non trovate? Al bar ci sono le brioches integrali (ma lo sono davvero?), la pasta fa bene purchè sia solo integrale, numerose aziende hanno creato la loro linea integrale, insomma, se non mangi integrale non sei nessuno! Scherzi a parte, la questione delle fibre e dell’integrale ci sta un po’ sfuggendo di mano. Tra l’altro bisogna fare grande attenzione all’etichetta del prodotto integrale che si sceglie di acquistare, perché, proprio per il BOOM della “moda” integrale, molte aziende producono finti integrali. Praticamente alcune aziende usano la farina raffinata e poi aggiungono all’interno del prodotto della crusca, questo determina gonfiore e non apporta invece i minerali, le vitamine d i benefici tipici dell’integrale per così dire “vero”.

Mi capita molto spesso di sentire vari professionisti suggerire di convertire tutti i cereali in integrali perchè “fanno bene”. Si, certo che fanno bene, ma a tutti? Siamo così sicuri che tutti possono o devono mangiare integrale? Le farine bianche sono da buttare? A parer mio e secondo la mia esperienza personale, NO.

Perchè ci fanno bene le fibre? Le fibre sono importanti per la salute del nostro intestino, perchè sono il nutrimento dei nostri batteri buoni, quindi sono dei “Prebiotici”, cioè creano un ambiente favorevole allo sviluppo dei good bacteria. le fibre non vengono digerite perchè sono per lo più carboidrati a catena corta che il nostro intestino non riesce a metabolizzare, quindi scendono nell’intestino crasso. Una volta raggiunto l’intestino crasso, le fibre vengono metabolizzate dai batteri buoni che ne estraggono i principi nutritivi essenziali e li danno al nostro organismo.

Fibre si o fibre no? Nonostante ci facciano bene, non si può suggerire a prescindere di mangiare integrale a chiunque. Ad esempio, se una persona che soffre di colon spastico assumesse una certa quantità di fibre, vi assicuro che starebbe molto male. Perchè? Beh perchè il suo intestino è estremamente delicato e le fibre possono portare gonfiore addominale, meteorismo e in alcuni casi diarrea, cosi come una persona con diverticolosi che assume troppe fibre, può sviluppare una diverticolite con seri dolori addominali.

Quindi?

Allora come facciamo a nutrire i batteri buoni senza arrecare danni all’intestino? Scommetto che vi state facendo questa domanda più che lecita.

La risposta é LENTAMENTE. So slow.

Innanzitutto esistono diversi tipi di fibre, alcune sono più “dure” di altre, ecco è a queste che dovete fare maggior attenzione, perchè a un intestino infiammato e delicato possono dare fastidio.

Le altre fibre dovete introdurle LENTAMENTE nel vostro intestino, dandogli il tempo di abituarsi a questo nuovo e sconosciuto cibo prediletto.

Poche fibre per volta con molta acqua, questo è il segreto. Vi faccio un esempio: Se soffrite di colon irritabile o diverticolosi, cominciate con un cucchiaino di piselli decorticati, poi dopo qualche giorno passate ad un cucchiaio da minestra, poi due cucchiai e così via…. Se volete provare cereali o pseudocerali integralo come la quinoa o il riso, il mio consiglio è quello di iniziare con un riso semilavorato o semigrezzo, che è più delicato oppure iniziate sempre con un cucchiaio alla volta e ascoltate come reagisce il vostro corpo. In questo modo il vostro intestino avrà il tempo per capire cosa fare con queste fibre e se è disposto a tollerarle oppure no.

In ogni caso chi soffre di alcuni disturbi intestinali deve sempre prestare più attenzione all’introito di fibre nella sua dieta. Prestate ascolto al vostro corpo, vi fornirà tutte le informazioni necessarie.

Massaro Najla

Mindfullness

Cos’è la Mindfullness?

Mindfullness significa prestare attenzione, in modo consapevole, al momento presente in maniera non giudicante. Significa essere presenti nel qui e ora.

La mindfullness è così semplice da praticare, che questa stessa semplicità ne rappresenta la vera difficoltà. Divenendo consapevoli e non critici nei confronti di sé stessi e della realtà, si riescono a controllare meglio le emozioni, le sensazioni e i pensieri negativi che ci portano poi, alla sofferenza.

Ci hai capito qualcosa?

Se la risposta è no, non scoraggiarti, prima di iniziare a praticare mindfullness anche per me era difficile comprendere come essa agisse e, la prima volta che l’ho fatta ho pensato: “Tutto qui?”. Provo a spiegartelo a parole mie, come sempre.

La mindfullness è una sorta di meditazione che può durare da un minuto a mezz’ora, durante la quale smetti di fare qualunque cosa tu stia facendo e ti concentri per un attimo solo ed esclusivamente sul tuo respiro.

facciamo una prova: Mettiti comodo seduto o se preferisci sdraiato, chiudi gli occhi e inizia ad ascoltare il tuo respiro: inspira e osserva come l’aria entra dalle narici mentre l’addome si gonfia ed espira osservando come l’aria esca lentamente e l’addome si sgonfi. A questo punto continua a rimanere sempre e solo sul tuo respiro. Qualsiasi rumore tu senta, sia esso il cinguettio degli uccelli o il clacson di un’auto, torna sempre con la tua attenzione sul respiro. Procedi così per almeno 10 minuti se ti è possibile. Riapri gli occhi, come ti è sembrato? Sei riuscito a rimanere per 10 interi minuti ad ascoltare la tua respirazione e a porre la tua attenzione sull’addome che si gonfia e poi si sgonfia ad ogni respiro senza lasciarti troppo distrarre dai rumori circostanti? Mmmhh… le prime volte sono sempre un pò difficili, per l’uomo moderno è già difficile riuscire a rimanere fermo nella stessa posizione per 10 minuti, figuriamoci ascoltare il proprio respiro! Quindi, se hai avuto delle difficoltà, non scoraggiarti. E’ normale. Se invece ci sei riuscito, beh complimenti! sei sulla giusta strada! continua a fare pratica!

A cosa mi serve?

Le prime volte io ridevo e continuavo a ripetere alla persona che mi ha insegnato la Mindfullness, che secondo me non serviva a niente e che mi sembrava assurdo dover imparare ad ascoltare il mio respiro! Posso dirti, oggi, che la maggior parte delle persone non sa stare seduta per 10 minuti e questo non dovrebbe essere normale, e, ancora peggio, tante persone non sanno respirare!

La Mindfullness dunque insegna a:

  • Prendersi del tempo per sé stessi, almeno 10 minuti al dì
  • Saper porre la propria attenzione solo su una cosa alla volta
  • Saper osservare i mille pensieri quotidiani in modo distaccato e consapevole, senza lasciare che l’ansia prenda il sopravvento.
  • Imparare a respirare correttamente

A cosa serve saper respirare correttamente?

Quasi sempre le persone hanno una respirazione toracica e superficiale. Quando respirano, infatti, lo fanno solo con la parte alta del torace ed in modo veloce e poco profondo. Questo porta ad inglobare una scarsa quantità di ossigeno rispetto alla capacità che avremmo di inglobarne con la respirazione diaframmatica.

Il diaframma è un muscolo a forma di cupola che ricopre la cavità toracica dividendola da quella addominale. Quando inspiriamo il diaframma si contrae, abbassandosi, permettendo ai polmoni di riempirsi di aria e l’addome di gonfia. Durante l’espirazione il diaframma si rilassa e si alza permettendo il parziale svuotamento dei polmoni.

Respirando con il diaframma abbiamo tanti benefici:

  • Ossigeniamo meglio il sangue perché come abbiamo visto i polmoni riescono a riempirsi di più
  • Si scaricano le tensioni di collo e spalle, perchè respirando con il torace utilizziamo numerosi muscoli accessori.
  • Dona rilassamento e migliora il sonno.

E sull’intestino?

Il diaframma sull’intestino effettua un vero e proprio massaggio, perché alzandosi ed abbassandosi massaggia l’intestino come un “onda”.

In questo modo stimola la peristalsi intestinale, migliora la digestione e stimola il sistema linfatico eliminando le sostanze di scarto.

La mindfullness agisce poi sulla mente, calmando i pensieri e questo, di conseguenza, permette di ridurre i disturbi intestinali.

Ricordate l’asse Gut- Brain?

Se ve la siete persi la trovate nell’articolo sul microbiota!

Vi invito a provare la Mindfullness, iniziando con qualche minuti al giorno, per arrivare anche a 15-20 minuti per riuscire a vedere dei benefici. Che cosa ne pensate?

IBS o Colon Irritabile

Una delle problematiche più diffuse è la Sindrome dell’intestino irritabile il cui acronimo IBS sta per Irritable bowel syndrome.

E’ un disturbo “funzionale”, cosa significa?

Significa che non vi è una patologia organica, visibile e ben determinata. L’ intestino dagli esami appare integro, senza ulcere, cosa che invece accade per esempio nelle IBD, ossia nelle malattie infiammatorie croniche intestinali,. L’IBS viene diagnosticata per esclusione: dopo aver fatto tutti gli esami e aver constatato che non c’è malattia organica, il medico potrebbe pensare ad un disturbo funzionale.

Il fatto che non vi sia una patologia organica, non esclude che l’IBS sia un disturbo davvero invalidante, che condiziona moltissimo la vita di chi ne è afflitto e i giorni in cui si credeva che la famosa “colite” fosse solo una problematica di somatizzazione causata dall’ansia sono, per fortuna, lontani.

La sindrome dell’intestino irritabile presenta dolori addominali con alvo irregolare ossia stipsi o diarrea o l’alternarsi di quest’ultime, meteorismo, nausea, gonfiore. Colpisce circa il 20% della popolazione, principalmente donne.

I criteri di Roma

I criteri di Roma sono dei criteri diagnostici stabiliti da una commissione internazionale per definire la diagnosi e guidare il trattamento dei disordini funzionali gastrointestinali; praticamente sono una guida che seguono i gastroenterologi per capire se il disturbo del paziente può rientrare dei disturbi funzionali.

Asse intestino-cervello o gut-brain axis

Si dice sempre che l’intestino sia il nostro secondo cervello, ed è stato scoperto che è davvero così! Praticamente il cervello influenza il nostro microbiota intestinale e viceversa.

In che modo comunicano i due cervelli?

Il microbiota è fondamentale per la produzione di sostanze che hanno effetti sul sistema nervoso centrale e, di conseguenza, sul nostro comportamento.

Attenzione però! il microbiota produce queste sostanze solo se è in equilibrio e tutto procede bene. Vi ricordate i batteri buoni e i batteri cattivi? (leggi l’articolo “Il microbiota”)

Ecco, non aspettatevi che i cattivi vi producano l’ormone del buonumore.

Quindi un microbiota non sano, produrrà meno serotonina e di conseguenza saremo più “tristi”.

Allo stesso modo il cervello può modificare il microbiota modificanto la peristalsi o la secrezione di alcune sostanze. In conclusione un microbiota sano è fondamentale per uno scambio corretto di informazioni tra cervello ed intestino.

Il mio consiglio

Quella del colon irritabile è davvero una situazione difficile. Tantissime volte, purtroppo, i medici tendono ancora a non considerarla come una problematica seria e potrà capitarvi, di girare anni tra gastroenterologi e sentirvi dire che “non avete niente”.

Sicuramente l’IBS è diversa da una colite passeggera, e non va confusa con essa. Persone afflitte da questa sindrome hanno disturbi da tanto tempo e spesso hanno difficoltà a svolgere attività quotidiane! Non si tratta di un mal di pancia prima di un esame all’università, ma di qualcosa molto più complesso di così, ed è proprio capire questo che fa la differenza!

Se state male da molto tempo, avete appurato di non avere una malattia organica ed avete anche provato alcuni primi approcci terapeutici standard: antispastici, antinausea etc…allora potete pensare di avere un disturbo funzionale dell’intestino.

A questo punto affidatevi nelle mani di medici esperti in medicina funzionale, seguite i loro consigli, modificate il vostro stile di vita, la vostra alimentazione e soprattutto armatevi di tanta pazienza.

Potete trovare alcuni consigli negli altri articoli del Blog e alcuni contatti utili nella rubrica “Contatti utili”.

Il microbiota

Se hai accusato disturbi intestinali o molto più semplicemente l’argomento è di tuo interesse, sicuramente avrai sentito parlare del microbiota intestinale. Nel caso in cui ciò non fosse successo, sono qui proprio per parlartene.

Voglio cercare di essere molto semplice e diretta nel spiegartelo, il mio obiettivo, infatti, non è quello di metterti a disposizione tutte le informazioni scientifiche a riguardo, bensì quello di renderti consapevole di un “organo” del nostro corpo umano del quale (forse) non sei a conoscenza e darti le giuste informazioni per aiutarti ad avere un Happy Gut o Intestino Felice.

Sei d’accordo? Bene, partiamo!

Il microbiota è l’insieme dei microrganismi che vivono in equilibrio nel nostro organismo senza danneggiarlo e svolgono un ruolo fondamentale per il giusto funzionamento del nostro corpo.

Attenzione! quando dico microbiota non intendo solo quello intestinale, perché questi batteri ricoprono tutto il corpo: la pelle (microbiota cutaneo), le mucose, la vagina (flora di doderlein), le orecchie, il naso; quando dico microbiota intestinale, però, mi riferisco proprio all’insieme di batteri, virus e funghi che ricoprono il tubo digerente, dalla bocca all’ano.

Visualizza l’intestino come una città in cui vivono batteri buoni e batteri cattivi. Fino a quando i buoni sono in maggioranza, va tutto bene, quando i cattivi superano i buoni, beh, iniziano i problemi.

Come nasce?

Il microbiota è personale, proprio come le impronte digitali, non ne esiste uno uguale all’altro e si sviluppa a partire dalla nascita. Nel momento del parto, infatti, l’apparato gastrointestinale del bambino viene colonizzato da parte di lattobacilli acidofili, che riceve dalle vie genitali della madre e dai bifidobatteri, che riceve invece tramite l’allattamento al seno.

Se il parto è cesareo, il neonato svilupperà un microbiota simile a quello della pelle della madre che è più debole e aumenta la possibilità di sviluppare un sistema immunitario più fragile. Queste informazioni denotano quanto possa essere diverso il microbiota fin dalla nascita, a seconda che avvenga un parto naturale oppure cesareo; idem per l’allattamento, quello artificiale porterà ad avere un microbiota meno vario rispetto al latte materno.

Quali funzione svolge?

So cosa vi state domandando, “Sì, ma a cosa servono questi batteri?” Anzi a qualcuno potrebbe anche dar fastidio aver scoperto di avere funghi e batteri all’interno del proprio corpo.

Ora vi spiego perché è così importante avere un microbiota sano e vario. Questo nostro Pull di microrganismi svolge:

  • Una funzione di protezione: funge da barriera per evitare l’attacco di batteri patogeni.
  • Regola il sistema immunitario: lo mantiene pronto ad entrare in azione qualora il nostro corpo venisse attaccato da un virus o batterio.
  • Produce numerose sostanze benefiche per l’intestino
  • Regola la mobilità intestinale

Qual è il menù del microbiota?

Un altro argomento molto importante

MI PRESENTO

Eccomi qui! sono Najla e sono una Naturopata di Torino e amo la vita.
Per molti anni ho sofferto di disturbi intestinali severi che hanno compromesso in più occasioni la mia qualità di vita e mi hanno portata a vivere momenti dolorosi e difficili che hanno fortemente influenzato il mio carattere e il mio percorso lavorativo.

Mi sono diplomata in Naturopatia dopo 4 anni di studio intenso e esperienza sul campo della medicina olistica e del benessere naturale.
Ho scelto di diventare Naturopata, perchè nella Naturopatia ho trovato la mia strada verso un intestino felice e ora voglio condividere con te il mio sapere ed aiutarti a raggiungere quel delicato equilibrio per stare bene con il tuo corpo.

Per anni mi sono sentita dire che “non avevo niente” e che soffrivo di “colon irritabile”, ma nessuno mi ha mai spiegato davvero in cosa consisteva questa sindrome e cosa avrei dovuto fare per combatterla e avere una vita serena.

Bisogna sempre avere in mano gli strumenti giusti per ottenere dei risultati, oltre ad una grandissima dose di buona volontà e pazienza.

Attraverso le mie consulenze ti fornisco gli strumenti e creo il tuo piano personalizzato per riuscire a stare bene davvero e a risolvere quei disturbi che per tanto tempo ti hanno rovinato le giornate, sia che essi dipendano dall’intestino oppure no.

Ricevo a Torino e provincia, ma seguo anche clienti Online, con la stessa metodica, utilizzando la tecnologia a nostra disposizione.

Puoi contattarmi via mail a massaronajla@gmail.com oppure seguirmi sui mie canali social:

instagram: najla_naturopata

Fb: Najla Massaro Naturopata

Najla

Be yourself; Everyone else is already taken.

— Oscar Wilde.

This is the first post on my new blog. I’m just getting this new blog going, so stay tuned for more. Subscribe below to get notified when I post new updates.